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Liga – Barça: El Jefe rifinisce, Umtiti si conferma talismano, Lucho lascia

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La notizia, in questo martedì di Liga, è che il Barcellona continua a fare notizia al Camp Nou; non tanto per la manita larga (6-1) al malcapitato Sporting Gijon, ne per i gol di Messi, Suarez e Neymar. A fare notizia è il rendimento di due difensori blaugrana: Mascherano e Umtiti.

PRIMA GIOIA – In un settore falcidiato da infortuni e critiche la certezza è El Jefecito. Che giochi a 4 o, come nelle ultime due gare a 3, Luis Enrique ha dimostrato di non poter fare a meno dell’argentino. Contro lo Sporting, nello specifico, Mascherano è stato impiegato da terzini bloccato destro in fase difensiva e da centrale di destra quando i catalani si portavano in attacco (quasi sempre dunque). Proprio dal centrodestra, impostato da regista difensivo, il 32enne ha sfoderato un lancio millimetrico che ha permesso al connazionale Messi di sbloccare l’incontro all’ottavo di gioco; la notizia è, appunto, il primo assist in Liga per quello che sette anni fa era arrivato a Barcelona come centrocampista e si è trasformato – data la concorrenza stellare – in difensore. Ci ha impiegato 185 partite di campionato per riuscire a segnare il primo ‘passaggio vincente’; ora manca il gol che, come da contratto, dovrebbe arrivare entro il 2019, salvo rinnovo, per evitare di lasciare lo 0 alla suddetta casella.

TALISMANO – Accanto a Mascherano si sta contraddistinguendo il giovane francese Umtiti. Acquistato in estate da Lione per 25 milioni di euro, con lui in campo in Liga il Barça ha sempre vinto, subendo 10 reti in 15 gare. Con il transalpino in campo, però, è giunto il risultato negativo subìto proprio in terra francese – a Parigi in Champions – che ha forse pregiudicato il futuro del tecnico Luis Enrique: “Il prossimo anno non allenerò più il Barcellona! Lascio dopo tre anni bello e intensi”.

PROVE DI REMUNTADA – Contro il Psg, tra una settimana, tassativo sarà cercare di ripetere la goleada di stasera, evitando magari di subirne, come accaduto contro i biancorossi asturiani e per riuscirci ci sarà bisogno, tra gli altri, dei migliori Mascherano e Umtiti.


UCL – Barça-Psg: non solo Emery contro l’arbitro Aytekin

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Dell’impresa del Barcelona di Luis Enrique sul Psg di Unai Emery si continuerà a parlare per decenni, non potrebbe essere altrimenti dato che i catalani sono riusciti a ribaltare una sconfitta esterna per 4-0 in campo internazionale dopo che altre 186 squadre ci avevano provato senza riuscirci.

Il tempo, con il suo trascorrere, diraderà i ricordi sul match, lasciando solo il risultato a parlare e quei 7′ minuti finali da impazzire di Neymar Junior. Ora però che il ricordo del 6-1 è ancora ‘fresco’, a tener banco è – tra le altre cose – la discussa conduzione di gara del sig. Aytekin. Il fischietto turco contro il quale si era gettato, a parole, Unai Emery nel post-gara tentando di giustificare una debacle ‘Inqualificabile’ (per dirla con il titolo dell’Equipe). Ebbene, l’allenatore spagnolo non è il solo ad additare il direttore di gara come complice decisivo della remuntada blaugrana: secondo Marca.com Pierluigi Collina, decano degli arbitri europei, starebbe pensando di declassare Aytekin dopo l’imprecisa direzione di gara del Camp Nou; oltre al generoso rigore del 5-1 concesso per fallo di Marquinhos su Suarez al 91′ (sarebbe stata la ll simulazione del Pistolero), gli vengono contestati mancati rossi a Verratti e Neymar, un rigore per il Psg nel primo tempo. Tutto materiale che ha, quantomeno, modificato l’andamento della contesa.

Dello stesso avviso di Marca è il c.t. della Norvegia Lars Lagerback. Il quale, in sede di telecronaca per una tv svedese, ha apostrofato come “vergognoso” il penalty fischiato a Suarez, denunciando così il plateale abbaglio preso dall’internazionale turco, aggiungendo poi: “Questa è la sconfitta del calcio. A cosa servono gli arbitri di porta se poi si fischiano rigori del genere? Il tuffo di Suarez è puro teatro”. Stiamo parlando dello stesso arbitro di porta che nell’occasione del primo rigore concesso al Barça per fallo plateale di Meunier su Suarez era corso in aiuto dell’incerto Aytekin che, con i due penalty concessi mercoledì, permette al Barcelona di superare il Real Madrid nella speciale classifica dei tiri dal dischetto a favore da quando è stata istituita la Champions League (44 a 43).

di Davide Iovene

UCL – Verso i Quarti: certezza Monaco, sorpresa Leicester o una Big per la Juve

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Nella serata di ieri si è completata la prima fase ad eliminazione diretta della Uefa Champions League. Nella mattinata di domani, alle 11:45, l’urna di Nyon ci svelerà quali saranno gli accoppiamenti in vista dei quarti, dove non esistono più teste di serie e saranno possibili i derby. Andiamo a scorrere i verdetti conclusivi ieri.

HABITUÉ – Chi ha fatto il proprio dovere senza particolari affanni, oltre alla Juventus, sono state le due squadre di Madrid – Real e Atletico – e le due tedesche Bayern e Borussia. I Campioni in Carica hanno regolato, come sappiamo, un coraggioso – e a tratti bel – Napoli di Sarri grazie alle testate di capitan Sergio Ramos. I Colchoneros di Simeone – unico tecnico sempre ai quarti negli ultimi 4 anni – hanno amministrato sapientemente il 4-2 esterno dell’andata, inchiodando il Bayer Leverkusen sullo 0-0 al ritorno. Ancelotti invece, con il suo Bayern Monaco ha di fatto messo fine alla lunga storia d’amore tra l’Arsenal e Wenger, seppellendo i Gunners sotto il peso di 10 reti tra andata e ritorno. Agevole, infine è stato il compito di ribaltare l’1-0 subito al ‘Da Luz’ per Aubameyang e soci: 4-0 netto a Dortmund e qualificazione meritata ai quarti per i gialloneri di Tuchel.

DELUSE DI LUSSO – I grandi sconfitti di questi ottavi di finale di Champions League sono gli sceicchi d’Europa Psg e Manchester City. Costruiti per primeggiare in campo continentale, sotto la guida di due tecnici spagnoli che hanno vinto molto nel recente passato (Emery e Guardiola), parigini e citizens hanno subito clamorosi ribaltoni dopo le goleade dell’andata in casa. Detto e ridetto della remuntada polemica del ‘Camp Nou’ (clicca qui per il pezzo), il 3-1 con cui il sorprendente – per alcuni – Monaco di Jardim ha saputo pareggiare il 5-3 fissato in Inghilterra, ha comunque del prodigioso fino a un certo punto. La squadra del principato gioca ad una velocità difficilmente contrastabile per qualsiasi avversario, e i 127 gol stagionali già messi a segno le conferiscono autorità e rispetto nei confronti delle più blasonate rivali; il diciottenne Mbappé e solo la punta di un iceberg che potrà fare ancora vittime illustri nella competizione.

OUTSIDER – Chi è di colpo ritornato a stupire è si, invece, il Leicester City. Il quale ha fatto della Coppa il suo terreno di caccia prediletto così come lo scorso anno lo era stato la Premier League. Liberatesi dell’ingombrante condottiero, Claudio Ranieri, le Foxes sono tornate ad essere incisive come la passata stagione, scrollandosi dal torpore che le aveva relegate nei bassi fondi del campionato inglese, e facendo valere la legge del ‘King Power Stadium’ in Champions League anche sul Siviglia di Sampaoli. Lo storico passaggio alla fase successiva, con appena il 30% medio di possesso palla, erge come unici eroi stavolta i senatori dello spogliatoio: Vardy, Morgan e Albrighton, autori dei gol; oltre a Kesper Schmeichel, protagonista forse più di tutti, avendo neutralizzato un rigore agli andalusi in entrambe la partite – cosa mai riuscita a nessun portiere in questo torneo – sotto gli occhi di papà Peter.

Che si tratti di corazzate, di certezze o di sorprese, la sensazione è che la Juventus di Allegri dovrà in ogni modo ingranare almeno due marce superiori a quelle occorse per avere la meglio dello sciagurato Porto se vuole continuare a cullare il dolce ‘sogno dalle grandi orecchie’.

Nazionale – Ventura: “La rosa rispecchia il momento. In Spagna si può fare bene”

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Con l’Italia a lavoro per preparare l’impegno di Palermo contro l’Albania, ha parlato del momento attuale della sua Nazionale il c.t. Giampiero Ventura“Ritrovo i ragazzi dopo 4 mesi, e le convocazioni sono figlie del momento attuale che stanno vivendo i giocatori all’interno dei loro club. Ho perso per infortunio gravi Florenzi e Bonaventura, ai quali si sono aggiunti Chiellini, Bernardeschi e Gabbiadini; Marchisio non l’ho mai avuto in pratica, mentre Verratti c’è stato a tratti”.

Blocco milanese: “I tre giocatori dell’Inter – un’autentica novità – e altrettanti del Milan stanno ad indicare che c’è l’intenzione di costruire dei ‘blocchi’ italiani di qualità all’interno dei rispettivi spogliatoi”.

Esempi da seguire: “Le chiamate di D’Ambrosio, Petagna e Meret stanno ad indicare che non è mai troppo tardi per arrivare in nazionale se si gioca con impegno e costanza; e che tutti i giocatori chiamati per lo stage, o nel giro dell’ Under 21, sono tenuti in grande considerazione. Sono certo che per quanto riguarda Meret il presidente della SPAL sia comunque soddisfatto per la chiamata del ragazzo, al di là della sua assenza per il campionato”.

Futuro promettente: “Prima della gara con la Spagna abbiamo l’amichevole con l’Uruguay e l’uscita ufficiale con il Liechtenstein. Queste gare serviranno anche per testare la tenuta di talenti come Rugani e Donnarumma. È da tempo che affermiamo la bontà qualitativa dei giovani affermatisi  in questa parte di stagione e vogliamo farli crescere al livello internazionale, abbiamo intrapreso questa strada ma dobbiamo puntare a qualificarci direttamente per il Mondiale in Russia; una volta raggiunto questo obiettivo potremmo lavorare per risultare tra le sorprese della competizione”.

Destino incrociato con Madama: “Andare in Spagna a fare risultato non è un’impresa impossibile se giocheremo al meglio delle nostre capacità, così come la Juventus può eliminare il Barcellona in Champions League”.

Dalla Francia – Griezmann: “Juve vincente sul Barça. Futuro in un top-club”

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Dal ritiro della Francia ha parlato di Champions League, e non solo, Antoine Griezmann. L’attaccante dell’Atletico Madrid – attraverso le colonne dell’Equipe – si è concentrato, in particolare, sulla sfida che vede il Barcellona opposto alla Juventus: “Adoro il modo di giocare della Juve. Concedono poco in difesa, proprio come noi. Saranno un avversario tosto per il Barça, e credo che alla fine passeranno gli italiani in semifinale.

ADDIO CONDIZIONATO – Interrogato poi sul proprio futuro, Le petit diable non ha chiuso le porte a club importanti, anche della stessa Liga: Real Madrid e Barcellona sono delle grandissime squadre, a chi non piacerebbe giocarci!? Così come lo sono il Bayern Monaco, o alcuni club inglesi. Dove non andrò sicuramente a giocare è Parigi, così come la Cina, o la MLS”.

A CACCIA DI RECORD – Il numero 7  dei Colchoneros è alla sua nona stagione in Liga – quarta al Vicente Calderòn – e, con 79 gol in 145 gare in maglia biancorossa, insegue Sergio Aguero a 101 reti e il suo compagno di squadra Fernando Torres a quota 116, attualmente il miglior marcatore dell’Atletico Madrid in attività.

Nazionale – De Rossi: “Gagliardini è una conferma, stupito fin da subito”

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Alla vigilia della gara amichevola tra Olanda e Italia ha parlato dal ritiro degli Azzurri Daniele De Rossi. Il centrocampista della Roma, alla soglia dei 34 anni, ha l’opportunità di agganciare Dino Zoff a quota 112 presenze in nazionale se il c.t. Ventura – come pare – decidesse di mandarlo in campo all’Amsterdam Arena.

In alternativa al Campione del Mondo 2006 nella rosa dell’Italia c’è il giovane Roberto Gagliardini a caccia, invece, della prima presenza con la Nazionale Maggiore. Propio del compagno Gagliardini ha parlato De Rossi: Ha certamente un talento che in pochi hanno. Se continua così potrà diventare presto una certezza, anche di questo gruppo”. 

Gagliardini, dopo i primi sei fantastici mesi di stagione vissuti con l’Atalanta è passato all’Inter per 25 milioni di euro, cifra considerevole per molti data la scarsa esperienza in Serie A, ma non per De Rossi: “La prima volta che l’ho visto giocare ho capito immediatamente che aveva doti rare per un centrocampista di 22 anni. Il fatto che lo stia confermando in un club come l’Inter la dice lunga”. 

Per caratteristiche e ruolo Gagliardini – in prospettiva – è il vero alter ego del romanista che, alla sua età, vinceva il Mondiale in Germania calciando uno dei rigori utili per superare la Francia. L’augurio è che l’interista possa arrivare in Russia, la prossima estate, tentando di ripetere l’impresa.

Coppa Italia – I verdetto: Lazio in finale, Spalletti nicchia

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Nella serata di ieri l’Olimpico – finalmente vestito a festa – si è tinto di biancoceleste per il passaggio alla finale di Coppa Italia della Lazio a danno dei cugini giallorossi. La squadra di Simone Inzaghi, alla terza finale nella competizione in 5 anni, ha saputo reggere in maniera egregia all’impatto romanista di inizio gara cedendo, dopo il favorevole 2-0 dell’andata, 3-2 ai giallorossi solo nel finale.

GEMELLI DEL GOL – La doppietta di Salah e il gol di El Shaarawy sono risultati vani visti i gol laziali di Milinkovic-Savic e Immobile (come nel primo atto): sono loro le facce da copertina di una squadra operaria che ha saputo far quadrato contro le incertezze di inizio stagione, arrivando all’atto finale di Tim Cup, e risultando tutt’ora in corsa per un posto in Champions League in campionato. Note poco liete le affrettate uscite dal campo di De Vrji e Biglia – pedine cardine nei meccanismi di Inzaghi – che lamentano noie muscolari proprio alla vigilia del big-match di domenica contro il Napoli.

NULLA DI FATTO – L’altra faccia della Capitale, quella triste, si chiama Roma, imprecisa e sciupona come il suo centravanti Dzeko a inizio gara. Il bosniaco, alla stregua  dei suoi compagni, quest’annata l’hanno vissuta in perenne rincorsa: Juventus prima, poi Lione in Europe League ed ora Lazio, risultando infine incapaci di rimanere solidi e costanti quanto basta per raggiungere l’obiettivo. Le questioni sono tante, e sciorinarle qui non sarebbe ne il caso ne il momento; come non è il momento di parlare di futuro con Luciano Spalletti: “Ho provato a dare responsabilità ai miei calciatori, coinvolgendoli e chiamandoli a dare tutto. Un altro obiettivo ci è sfuggito, adesso abbiamo lo Scudetto da inseguire. Siamo stati fantastici ad arrivare fin qui con 6 punti di distacco dalla Juve, sarebbe un vero peccato se non le provassimo tutte da qui alla fine. Non possiamo farci svuotare da questa sconfitta. – Il tecnico toscano ha poi aggiunto ai microfoni Rai – quando sono arrivato lo scorso anno la Roma era a 12 punti dal Napoli, sei-sette dall’Inter, cinque dalla Fiorentina; è qualcosa di straordinario quanto fatto ma, se non si vince, è giusto che un allenatore possa prendersi le proprie responsabilità. Del mio futuro non è tempo di parlarne adesso”.

Coppa Italia – II verdetto: Napoli 3 Higuain 2, la Signora è in finale

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Al quarto tentativo stagionale il Napoli riesce a battere la Juventus, la vittoria però (3-2 in rimonta) è vana ai fini della qualificazione alla finale di Coppa Italia dato il 3-1 dell’andata con il quale i bianconeri avevano regolato gli azzurri allo Stadium.

PIPITA ‘NGRATO – Protagonista assoluto della contesa di ieri, grazie ad una doppietta decisiva, Gonzalo Higuain. Se nei match di Torino il Pipita aveva segnato gol importanti per far vincere i suoi, ed era stato abbandonato al proprio destino dall’atteggiamento dei compagni quattro giorni fa in campionato, ieri l’argentino ha scagliato due palloni pesanti come macigni contro la rete di Reina, scavando evidentemente un solco netto tra lui e il suo passato partenopeo. Le bordate di fischi giunte da ogni angolo del San Paolo sono state invece più volte rispedite – secondo Gonzalo – al legittimo proprietario tramite dito indice: il presidente De Laurentiis.

VISO APERTO – Sul campo la Vecchia Signora, cambiata per 8/11 da Allegri rispetto a domenica sera, ha perso la partita che paradossalmente ha deciso di giocarsi maggiormente a viso aperto tra il campionato e la coppa. Un’indicazione per nulla da sottovalutare nell’economia della doppia sfida al Barcellona (ieri 3-0 estremamente facile sul Siviglia in Liga). Intanto, per tornare alla Coppa Italia, Pjanic, ammonito ieri, non ci sarà nella finale di Roma, in quello che per lui poteva essere a tutti gli effetti un derby.

BELLO E SCONFITTO – Niente impresa in casa Napoli, e pure lo sfizio di aver battuto i primi della classe da 6 anni a questa parte ha un sapore agrodolce dato che i due ceffoni più sonori te li ha stampati sul volto il tuo ‘ex compagno di banco’ (quello col numero 9 sulle spalle). Per Sarri “i segnali di crescita sono evidenti” se è vero che “la doppia sfida di Coppa l’hanno decisa quei 20 secondi dello Stadium” (tra il contatto su Albiol e il rigore del 3-1 su Cuadrado).

PUNTI DI RI-PARTENZA – Gli sprazzi di Milik, la personalità di Diawara, la carica di Hamsik (112 gol in azzurro), Insigne e Mertens, le incertezze del pacchetto arretrato: il Napoli ricomincia da qui per inseguire il II posto in classifica e proseguire la corsa sui migliori con un allenatore – a detta del ‘cinguettio’ presidenziali – “tutt’altro che catenacciaro!”.


Nazionale – Altri 9 debuttanti per Ventura: “Il futuro è roseo”

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<> on March 20, 2017 in Rome, Italy.Termina oggi il III stage Azzurro fortemente voluto da Giampiero Ventura. Il c.t. dell’Italia, in accordo con i club e la Federazione, ha potuto lavorare da lunedì con un gruppo di 23 giovani sui campi del centro tecnico di Coverciano per saggiarne le qualità, la crescita e la prospettiva. Per chi darà sensazioni positive, ci sarà l’occasione di mettersi in luce nell’amichevole del 31 maggio contro San Marino al Castellani di Empoli, con vista sulla doppia sfida a Liechtestein e Uruguay di Giugno.

NOVITÀ ASSOLUTE – Oltre a Scuffet (chiamato solo da Prandelli nel 2014) ci sono nove ragazzi alla chiamata per uno stage: Calabria, Dell’Orco, Mandragora, Romagna, Baselli, Favilli (supplente dell’infortunato Inglese), Chiesa e, infine, l’oriundo Emerson Palmieri e l’italianissimo Claud Adjanpong. L’esterno sinistro della Roma ha completato l’iter per la naturalizzazione a fine marzo – sfruttando le origini italiane della madre – potendo, a tutti gli effetti, contendere il posto sulla fascia mancina a Spinazzola e Darmian. Nato a Modena da genitori ghanesi Adjanpong, invece, è il più giovane della comitiva (classe ’98); essendosi messo in luce nel ‘Viareggio’ vinto con il suo Sassuolo, ha comunque collezionato 6 apparizioni e un gol in Serie A quest’anno, per lui anche 10 presenze con l’Under 19 di Roberto Baronio.

GRADITO RITORNO – Veterano del gruppo agli ordini di Ventura, con 20 gettoni di presenza e tre gol, è il romanista Stephan El Shaarawy. Il Faraone ritrova l’azzurro dopo l’Europeo vissuto da spettatore con Conte grazie alle ultime prestazioni convincenti con la maglia giallorossa, anche se attualmente vincere la concorrenza di uno straordinario Lorenzo Insigne non appare affatto semplice. Di lui Ventura ha detto: “Come gli altri esterni di attacco, adesso ha senso chiamarli perché sono indispensabili per il nostro progetto tattico. Stephan sta ritrovando il ritmo-partita con la Roma e mi ha assicurato che per Giugno sarà pronto, lavoriamo per quello”.

ALTRE SORPRESE IN VISTA – Commentando il lavoro effettuato a Coverciano in questi giorni il Commissario Tecnico ha elogiato la bontà del lavoro svolto: “La voglia che ci mettono questi ragazzi è ammirevole, direi anche emozionante. Abbiamo un futuro davvero roseo al 90% – ha poi aggiunto Ventura – in quanto non solo ci sono giovani bravi in ogni ruolo, ma possiamo contare pure su opzioni alternative che scalpitano alle spalle dei più pronti”. Aspettando Diawara: “Se il centrocampista del Napoli può diventare italiano certo che lo terremo in considerazione, è un ragazzo che ha qualità”.

TUTTI I 23 CONVOCATI – Portieri: Alex Meret (Spal), Simone Scuffet (Udinese).

Difensori: Claude Adjapong (Sassuolo), Cristiano Biraghi (Pescara), Davide Calabria (Milan), Federico Ceccherini (Crotone), Cristian Dall’Orco (Sassuolo), Dos Santos Palmieri Emerson (Roma), Gian Marco Ferrari (Crotone), Rolando Mandragora (Juventus), Filippo Romagna (Brescia).

Centrocampisti: Daniele Baselli (Torino), Danilo Cataldi (Genoa), Manuel Locatelli (Milan), Lorenzo Pellegrini (Sassuolo).

Attaccanti: Domenico Berardi (Sassuolo), Federico Chiesa (Fiorentina), Federico Di Francesco (Bologna), Stephan El Shaarawy (Roma), Diego Falcinelli (Crotone), Andrea Favilli (Ascoli), Gianluca Lapadula (Milan), Andrea Petagna (Atalanta).

Nepal. Il numero delle vittime continua a salire e ha superato le 5 mila

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Terremoto Nepal 2Sono ben  5.057 i morti accertati e 11.000 i feriti, mentre restano ancora migliaia i dispersi intrappolati tra le macerie dei numerosissimi edifici pericolanti. Contemporaneamente, continua il flusso delle centinaia di migliaia di profughi che lasciano la capitale, dove la periferia è ridotta ad un cumulo di macerie e mancano acqua, luce e generi di prima necessità.

La situazione è estremamente grave, lo ha confermato il Ministero dell’Interno, mentre gli aiuti internazionali tardano a mettersi in moto in modo sistematico.

Nella città turistica di Bhaktaur l’area residenziale è stata praticamente rasa al suolo e i sopravvissuti vivono in tende e rifugi di fortuna o nelle auto.

Secondo il Primo Ministro Sushil Koirala il numero dei morti potrebbe salire fino a 10.000 Infatti, anche se con l’immissione di volontari e soccorritori stranieri si potranno raggiungere le zone più lontane e impervie, il numero delle vittime è destinato a superare di grand lunga gli 8.000 del terremoto del 1934.

L’esercito e la polizia controllano le strade e la situazione rimane tendenzialmente calma e sotto controllo. Il Generale Jagadish Chandra Pokhrel ha riferito che durante le operazioni di soccorso finora hanno perso la vita 8 militari, 11 sono dati per dispersi e 28 sono rimasti feriti.

Il terremoto ha distrutto tutto il patrimonio artistico del Paese, provocando un danno culturale ed economico ingente. Infatti, numerosissimi operatori turistici sono rimasti senza lavoro. Basti pensare che nella sola capitale, Kathmandu, 3 palazzine della reggia dell’ex re nepalese, uno dei luoghi di maggiore attrazione turistica, sono crollate e i danni alle restanti infrastrutture sono notevoli.

Secondo le Nazioni Unite, il terremoto ha colpito circa 8 milioni di persone in 39 distretti, dei quali oltre 2 milioni vivevano negli 11 più colpiti.

Il governo ha annunciato 3 giorni di lutto nazionale a partire da oggi.

di Vito Di Ventura

Serie B – Mauri: “Grazie Brescia!”. Brocchi frena, poi l’annuncio

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È probabile che un Brescia come quello di Toni, Baggio e Guardiola non ci sarà più; perlomeno, però, dalle parti del Rigamonti possono tornare a sognare con il Brescia di Andrea Caracciolo e Stefano Mauri. O forse no!?

L’ex capitano della Lazio, a 37 anni appena compiuti, sembrava infatti in procinto di tornare in Lombardia per giocare nelle Rondinelle dopo la parentesi in prestito nel campionato di A 2003-2004, quello dell’addio di Roberto Baggio. Finalmente si torna in campo. Ringrazio il Brescia per questa opportunità!”, aveva twittato ieri Mauri, di fatto, auto-annunciandosi come nuovo acquisto.

Pronto per dare il suo ‘pesante’ contributo alla rincorsa del Brescia verso la zona play-off distante 2 punti dunque? Neanche per sogno! Perché, in giornata, era stato proprio Brocchi a gettare ‘benzina sul fuoco del mercato’: “Le dichiarazioni di Mauri mi lasciano sorpreso. Non è un nostro nuovo giocatore. So che la società ha sondato il terreno con Stefano ma si è trattato solo di un colloquio. Di certo è un profilo importante che potrebbe garantirci qualità, personalità ed esperienza vista la partenza di Morosini. Ma di chiuso non c’è nulla”. 

Al di là della mezza smentita in conferenza stampa quindi – attraverso le parole del proprio tecnico – la notizia era che il Brescia confermava l’interesse verso un centrocampista di indiscusse qualità, capace di segnare 55 reti in Serie A, secondo – nel suo ruolo – solo a Marek Hamsik (per rimanere in tema Brescia) tra i giocatori in attività. In serata poi la definitiva schiarita, ancora via Twitter, attraverso il profilo ufficiale della società: “Bentornato Stefano!”

Tutto confermato perciò. Dopo una prima parte di stagione passata ad allenarsi con il Racing Club Roma guidato dall’ex compagno Giannichedda, preludio possibile ad un ritiro abbastanza anonimo, Mauri si è deciso a rispondere presente alla chiamata di un suo altro ex compagno di squadra: Brocchi. “È l’unico che mi ha cercato assieme a Oddo!” – ha dichiarato il calciatore monzese attraverso l’edizione odierna della Gazzetta – “A Pescara però la società non era convinta di prendermi, e così mi sono deciso ad accettare la Serie B ed il Brescia”. 

Calciomercato – Juanmi Callejón all’Al-Ettifaq

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È di oggi la notizia che Juan Miguel Callejón, gemello del napoletano José María, lascia dopo quattro anni e mezzo il campionato boliviano per trasferirsi in Arabia Saudita; più precisamente all’AlEttifaq.

Il classe ’87, come il numero 7 del Napoli, aveva iniziato la carriera nella cantèra del Real Madrid collezionando, tra squadra B e squadra C una cinquantina presenze (2006-2008); dopo quattro anni passati nelle serie minori spagnole, nel 2012, la scelta di cercare fortuna all’estero firmando con i greci del Levadeiakos; appena una stagione condita da 10 presenze e nessuna gioia personale ed ecco l’opportunità di lasciare finalmente Europa accasatosi in Sud America.

Una carriera dunque alla ricerca di una consacrazione personale lontano dall’ombra invadente – sportivamente parlando – del fratello José, al quale Juan e particolarmente legato. Consacrazione trovata in Bolivia, tanto da far parlare i media locali di una possibile naturalizzazione per poter far parte della nazionale andina.

“Questa resterà sempre la mia seconda casa!” – ha annunciato Callejón salutando i tifosi del Bolivar“ora però è tempo di cimentarmi in una nuova sfida”. Il pubblico di La Paz perde un calciatore importante, capace di produrre 46 reti in 101 incontri, risultando determinante nella conquista di tre titoli nazionali.

In Medioriente Juanmi Callejón – che non ha mai nascosto la voglia di tornare a giocare con il suo gemello – troverà un altro spagnolo ad attenderlo: Juan Carlos Garrido, ex tecnico di Betis e Villarreal.

Calciomercato – Svincolati: due ex di Juve e Milan trovano squadra

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Alla poco danarosa finora sessione di calciomercato invernale – top club europei e cinesi a parte – c’è da affiancare un mercato parallelo – quello degli svincolati – che pare stia lentamente decollando anche in Italia. Dopo che la settimana scorsa l’ex capitano della Lazio, Stefano Mauri (clicca qui per i dettagli), ha trovato squadra in Serie B altre due vecchie conoscenze del nostro campionato sono in procinto di firmare un nuovo contratto: stiamo parlando di Martín Cáceres e Sulley Muntari.

Il primo (110 gare, 5 Scudetti, 2 Coppe Italia e 3 Supercoppe con la Juventus), dopo i contatti autunnali avuti dal suo agente Fonseca con vari club importanti della massima serie, quali Inter, Napoli e Fiorentina, nelle prossime ore sosterrà le visite mediche in Turchia per unirsi al Trabzonspor, 11° nella Superliga locale. Saluta così l’Italia il difensore uruguaiano che a Trebisonda, oltre ad un ricco ingaggio e contratto fino al 2020, ritrova un altro ‘pezzo di Serie A’ emigrato in estate, Eddy Onazi.

Chi in Italia invece ci ritorna dopo una breve e poco fortunata esperienza in Medio Oriente è Sulley Muntari, svincolatosi in estate per ‘giusta causa’ dall’Al-Ittihad. Per il 32enne ghanese c’è l’accordo con il Pescara di Oddo (visite mediche effettuate in giornata), unica squadra all’asciutto di vittorie sul campo quest’anno.

Segnaliamo poi in Spagna il ritorno di Martín Demichelis a Malaga, dopo 6 mesi tutt’altro che entusiasmanti in forza all’Espanyol. “Risolto il contratto con il club catalano – si legge sulla nota del comunicato rilasciato dal club andaluso – l’esperto Demichelis torna alla Rosaleda, dove aveva militato già dal 2011 al 2013 sotto la guida di Manuel Pellegrini, disputando anche la Champions League”.

Per chiudere, alcuni profili invece ancora in attesa di una chiamata: Mexes (34 anni), Lucio (38 anni), Maicon (35 anni), Constant (29 anni), Motta (30 anni), Pasquale (35 anni), i nomi noti al nostro campionato più appetibili per il reparto arretrato; a centrocampo un mix Serie A-estero con Lampard (38 anni), Raúl Meireles (33 anni), Jankovic (32 anni), Jefferson Farfán (32 anni); mentre in attacco le opzioni più interessanti sono rappresentate da giocatori con un passato di rilievo in Premier League: Drogba (38 anni), Berbatov (35 anni), Chamakh (33 anni) e Adebayor (32 anni), quest’ultimo impegnato in Coppa d’Africa con il suo Togo nonostante non giochi ufficialmente con un club dallo scorso 15 maggio (Southampton-Crystal Palace 4-1).

Calciomercato – Serie B: 4 colpi per puntare in A-lto

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Guai a chiamarlo ‘Mercato di Serie B‘! Se quello di A è il calciomercato dei ‘braccio di ferro’ (Deulofeu) e dei ‘No!’ (Kalinic), quello cadetto è il mercato dei fatti.
Nelle ultime ore sono giunte numerose ufficialità. Le più importanti riguardano i centrocampi delle due prime della classe: Hellas Verona e Frosinone hanno infatti annunciato gli arrivi di Bruno Zuculini e Raffaele Maiello.

L’argentino Zuculini raggiunge il fratello Franco, nella città di Romeo e Giulietta, dal Manchester City per l’ennesimo prestito (il sesto dal 2014). Da quando gli inglesi hanno prelevato il classe ’93 dal Racing Club (92 gare e 10 gol in cinque stagioni) il ragazzo non ha mai trovato continuità con i Citizen e, dopo Spagna, Inghilterra e Grecia (27 presenze in tre anni), ecco l’approdo in Italia a caccia finalmente di una chance per farsi notare. Nessun diritto di riscatto viene citato nella nota ufficiale rilasciata dalla società scaligera guidata da Fabio Pecchia.

Maiello arriva in Ciociaria da Empoli – dov’era in prestito da questa estate – via Napoli (la squadra detentrice del cartellino del ragazzo). Le appena 3 apparizioni stagionali del classe ’91 (una in campionato e due in Coppa Italia) hanno spinto il regista di Acerra ad accettare la corte di Pasquale Marino, ripartendo così da una categoria che conosce bene avendola affrontata quattro volte con le maglie di Crotone (100 presenze) e Ternana (30 presenze). La formula di trasferimento, come annunciato dal Frosinone su Twitter, è un prestito con diritto di riscatto.

Passando all’attacco, altre due società ambiziose – Spal e Bari – hanno finalizzato del ‘colpi grossi’ per la categoria assicurandosi Sergio Floccari e Antonio Floro Flores. L’ex Bologna arriva a Ferrara a titolo definitivo per rimpiazzare il partente Cerri (andato al Pescara); mister Semplici potrà così contare su un centravanti di sicuro affidamento, che la Serie B la disputò nel 2005/2006 con il Rimini, per consolidare il momentaneo piazzamento play-off.

Per il napoletano Floro Flores, a 33 anni, Bari rappresenta invece l’ennesimo riscatto, archiviando di fatto la parentesi grigia di Chievo Verona. Assieme a Maniero, De Luca, Parigini, Fedato e Furlan va a comporre un parco attaccanti di lusso per la cadetteria, dando così modo a Colantuono di poter puntare forte alla promozione – perché no diretta – in Serie A. In tal caso Floro Flores dovrà essere obbligatoriamente riscattato dai pugliesi.

Calciomercato – Cina: c’è chi dice “No!”

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Nonostante l’intervento del Governo e i ‘paletti’ messi alle spese folli di questa finestra di mercato cinese, dall’Estremo Oriente continuano a piovere offerte faraoniche per i campioni del calcio europeo. Tra tanti “Si!” ai milioni offerti da Pechino e dintorni, però, qualche top player ha risposto “No, grazie!”: è il caso di Wayne Rooney e Yayá Touré che, come in Italia Kalinic, hanno rispedito al mittente l’irrinunciabile proposta.

Per mezzo dei media britannici, i due calciatori hanno confermato che preferiscono continuare le proprie carriere nel Vecchio Continente, magari ancora a Manchester, sicuramente in un campionato più competitivo ed accattivante come la Premier League.

CUOR DI CAPITANO – Domenica, grazie ad uno stupendo calcio di punizione allo scadere che ha regalato il pari al suo United sul campo dello Stoke City, capitan Rooney ha superato il record di marcature all-time con la maglia dei Red Devils, spodestando dal trono una leggenda come Sir Bobby Charlotn. I 250 gol con il ManU in 13 stagioni non hanno, di fatto, tolto l’appetito di successi al Golden Boy di Liverpool: “Qui sto bene, e voglio continuare a giocare con il Manchester United – ha dichiarato a ‘Sky Sport’ il numero 10 in settimana – Certo, ambisco ad essere un po’ più presente in campo, ma ciò non toglie il fatto che la mia volontà è quello di continuare ad alzare trofei ad ‘Old Trafford’“. Sul record tolto a Charlton: “Era chiaramente dispiaciuto di aver perso questo primato, ma si è detto contento per me. Resta comunque un mito inarrivabile di questo club”. Con le suddette parole sfumano i 33 milioni annui messi sul piatto dallo Shanghai SIGP di Sven-Goran Eriksson (che ai tempi della nazionale inglese definì Wayne Il Pelé bianco); a 31 anni dunque, Wazza,  dovrà accontentarsi – si fa per dire – dei 15,2 milioni di euro attuali percepiti in patria.

IN FONDO È SOLO UN GIOCO – Altro secco rifiuto alla chiamata delle sirene asiatiche è giunta dall’altra sponda di Manchester – quella City – dove il centrocampista Yayá Touré ha deciso di restare dopo aver ritrovato un posto in squadra. Al ‘Daily Mail’ l’ivoriano ha raccontato come la sua ambizione è “quella di giocare a calcio per divertirmi, non per soldi. Andare in Cina sarebbe significato per me trasferirmi in un luogo dove non mi sarei sentito a mio agio. L’avrei vissuta male”. Il calciatore africano più pagato al mondo – 13,5 milioni di euro anni percepiti da quando gioca all’Etihad Stadium – ha poi aggiunto: mi sento un vincente, è chiaro dunque che voglia ancora cimentarmi nel campionato più competitivo al mondo e lottare per conquistare trofei; guardate il mio amico Zlatan (Ibrahimovic), a 35 anni ha ancora fame e giocherà senza dubbio altri 3 anni ad altissimi livelli”. Per il più giovane dei fratelli Touré era pronto uno stipendio da 4530 euro l’ora, l’equivalente di 3,3 milioni al mese, ossia 40 milioni circa di euro annui offerti dallo Jiangsu Suning.


Ligue 1 – T. Silva: “Qui oltre il 2020! Psg squadra più forte in cui abbia giocato”

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È stato uno degli ultimi ‘talenti cristallini’ del Milan vincete targato Max Allegri; dalla sua partenza, nell’agosto del 2012, la difesa rossonera non è stata più la stessa: stiamo parlando di Thiago Emiliano da Silva, o, più semplicemente Thiago Silva.

Il difensore brasiliano ha parlato ai microfoni di ‘BeIn Sport’ della sua avventura parigina, iniziata dopo i tre anni vissuti a Milanello nei quali, il 32enne di Rio de Janeiro, si è affermato come uno dei più grandi difensori al mondo: “Qui a Parigi sto benissimo, questo Psg poi è la squadra più forte nella quale abbia mai giocato.

Carisma a servizio della squadra: “Abbiamo vinto tanto negli ultimi anni, merito di un gruppo talentuoso e determinato, esserne il capitano mi riempie di orgoglio.

Ne Brasile, ne Milano, il proprio futuro Thiago lo vede in Francia: “Il mio contratto scade nel 2020, avrò 36 anni ma non voglio smettere. Continuare con questo club sarebbe il massimo”.

Roma – Grenier: “Infortuni alle spalle, sto bene da oltre un anno”

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wpid-wp-image-1518016727png.pngL’acquisto di Clément Grenier da parte della Roma (prestito gratuito con diritto di riscatto a 3,5 mlioni di euro) va numericamente a sopperire alla partenza di Gerson, per il brasiliano il Lille ha pagato 5 milioni di prestito oneroso con un riscatto obbligatorio fissato a 13 milioni in base alle presenze del ragazzo in campionato.

Grazie a questa operazioni i capitolini – come sei stagioni fa il Lione – sperano di aver finalmente trovato l’erede di Pjanic. L’eleganza nelle giocate e l’efficacia sui calci piazzati dimostrata in Ligue 1 dal talento transalpino farebbero tendere all’ottimismo; sono però le 39 apparizioni tra il marzo 2014 e il gennaio 2017 (di cui solo 5 per tutti i 90′) con l’OL a preoccupare l’ambiente giallorosso.

Proprio sul tema della tenuta atletica – oltre alle rituali visite mediche superate da Grenier – è voluto tornare il ragazzo stesso presentandosi ai microfoni della sua nuova squadra: “È vero, in passato ho sofferto molti guai fisici. Ora però sto bene da un anno e mezzo, lo provano le mie prestazioni ogni qualvolta sono stato chiamato in causa. Nell’ultimo periodo però il mister ha deciso di non farmi più giocare, io comunque mi sono allenato con continuità per farmi trovare pronto. Finalmente la mia occasione è arrivata”.

Il centrocampista classe ’91, che vanta anche 5 presenze con i Bleus di Deschamps, ha confermato come il matrimonio calcistico tra lui e la Roma sia di fatto slittato di sei mesi: “So che le due società avevano parlato di me già in estate, poi non si è chiusa la trattativa. In questi ultimi dieci giorni di mercato invece è stato trovato l’accordo e io non vedevo l’ora di unirmi ai nuovi compagni. Ho rifiutato altre squadre per venire qui in Italia e sono felice della scelta presa”.

Calciomercato – Inter: primo ‘affare in famiglia’ con Suning

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È arrivato abbastanza a sorpresa nella giornata di oggi la prima operazione di mercato tra lo Jiangsu e l’Inter da quando entrambe le società sono sotto il controllo del gruppo Suning. Il prescelto è stato l’australiano, classe 1992, Trent Sainsbury: difensore centrale, che arriva alla corte di Pioli per sostituire Andrea Ranocchia passato ufficialmente, in mattinata, all’Hull City in prestito secco fino a Giugno.

Sainsbury possiede passaporto inglese e ha già un passato in Europa – in Eredivise – al PEC Zwolle, dove ha vinto la Coppa d’Olanda e la Supercoppa nel 2014. Oltre alle esigenze nerazzurre di completare il reparto difensivo, l’acquisizione in prestito del nazionale australiano (20 presenze e 3 gol con i Socceroos, oltre ad una Coppa d’Asia nel 2015) libera, di fatto, uno ‘slot straniero’ per lo Jiangsu dal momento che le nuove normative sul calcio imposte da governo di Pechino lo scorso 15 gennaio equiparavano Sainsbury ad un extracomunitario, nonostante la federazione australiana e quella cinese facciano parte della AFC (Asian Football Confederation).

Così facendo, a disposizione del tecnico sudcoreano Yong-Soo Choi, restano attualmente tre giocatori non cinesi comunque molto talentuosi: i brasiliani Alex Teixeira e Ramires; e il colombiano Roger Martínez. Tutti tranquillamente in grando, in futuro, di tornare utilissimi anche alla causa interista. Staremo a vedere perciò, in estate, se questo sarà stato il preludio a nuovi possibili scambi tra le due società che fanno capo a Zhang.

CAF 2017 – Indomabile Camerun: dal boicottaggio alla Coppa

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Onana, Nyom, Assembe, Matip, Aguissa, Puondjé, Amadou, Choupo-Moting; ai quali possiamo tranquillamente aggiungere M’Bia, Chedjou ed Eto’o. Tra disertori (i primi otto) ed esclusi di lusso (i secondi tre) uscirebbe un 11 camerunense ben più competitivo e titolato di quello laureatosi Campione d’Africa per la quinta volta nella sua storia. Basterebbe questa considerazione per far capire la portata dell’impresa realizzata in Gabon da quelli che erano definiti ormai ex Leoni Indomabili.

SUPER HUGO BROOS – Il 2-1 finale, in rimonta, sul blasonato Egitto di Salah ed Elneny ha due principali protagonisti: capitan Moukandjo (Lorient) e il suo tecnico, il belga Hugo Broos. Il primo ha il merito di aver guidato sul campo un gruppo di ragazzi che, per l’intera rassegna continentale, hanno lottato con le armi a loro disposizione; giocando un calcio pratico, senza troppi fronzoli, fatto di voglia e abnegazione; dimostrandosi così capaci di trasformare le polemiche (frattura totale con la federezione locale in merito ai premi che ha quasi portato la squadra a disertare in massa il torneo) nel 12esimo uomo. Il secondo, accolto con scetticismo dall’opinione pubblica camerunense, ha vinto il suo primo trofeo su una panchina in 28 anni di carriera con la forza delle idee e delle scelte: “Vincono gli uomini, non i curriculum!”, è stato questo il credo trasmesso da Broos ai suoi ragazzi. Ed ecco che stelle del calibro di N’Koulou (Lione) e Aboubakar (Besiktas) – decisivi da subentrati nelle sfida contro i Faraoni di Héctor Cuper con i due gol (59′ e 88′) del trionfo – si ritrovano a fare i comprimari per l’intero torneo a gente che milita in campionati e serie minori.

« La differenza tra le altre squadre africane e noi è la nostra mentalità e lo spirito di combattenti che abita in noi, lo stesso del nostro simbolo, il leone. »
(Geremi, 118 presenze in nazionale tra il 1996 e il 2010, 2 ori CAF e 1 oro Olimpico)

Premier – Darmian: “Maldini idolo, porterei Pirlo allo United, Tevez il più duro”

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Intervistato ai microfoni ufficiali del suo club il terzino della Nazionale Matteo Darmian si racconta e svela tre retroscena interessanti.

UN CAPITANO – Il primo riguarda Paolo Maldini, suo capitano ai tempi dell’esordio in A con il Milan: “A parte il ruolo e la trafila nelle giovanili a Milanello, è il calciatore al quale mi sono sempre ispirato per il suo modo di essere e di allenarsi. Un’icona per me. Ho avuto la fortuna di far parte della rosa nei suoi ultimi anni rossoneri (2007-2009) e gli ho chiesto la maglia. È quella che custodisco con maggiore gelosia”.

REGISTA DA OSCAR – Su un altro ex campione milanista, invece, Darmian non ha dubbi nel consigliarlo al proprio manager Mourinho come rinforzo per il Manchester: “Ci sono tanti calciatori bravi con cui ho giocato e che ci potrebbero permettere di migliorare, ma se devo fare un nome allora dico Andrea Pirlo. In Nazionale ho potuto apprezzarne le qualità davvero fuori dal comune. È uno di quelli che ti cambia una squadra.

FORTE APACHE – Per finire, una considerazione sull’avversario più ostico che Darmian si è trovato a fronteggiare nelle sue oltre 250 partite tra i professionisti: “Beh, ricordo i maniera particolare i derby giocati con il Torino contro la Juventus; c’era Tevez che non mollava mai e pressava ogni avversario gli capitasse a tiro. Decisamente è lui il ‘peggior’ avversario mai affrontato”.

FUTURO INCERTO – Acquistato la scorsa estate da Van Gaal per 18 milioni di euro più 2 di bonus, dopo che il Torino lo aveva prelevato dal Palermo per poco più di 1,5 milioni di euro nel 2013, Darmian non sta trovando quest’anno (appena 15 apparizioni) la continuità che ha avuto la passata stagione (39 presenze). Lui comunque si dice “pronto a proseguire questa avventura inglese”, nonostante i rumors di mercato lo accostino spesso e volentieri al ritorno in Italia – Inter su tutte -. D’altronde, a parte questo, il classe ’89 ha ancora un anno di contratto con opzione per un’ulteriore stagione; staremo a vedere in estate, dunque, se sarà tempo di tornare in Serie A, oppure, proseguire l’eccitante avventura straniera con i Red Devils.

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